La seconda classificata della Sezione B (poesie in lingua italiana) per l’anno 2024 è stata la poesia intitolata “Primavera in cumuli” di Anna Rosa Bergamo, che è stata apprezzata dalla giura perché “è attinente al tema e dettagliata nella descrizione; l’uso dei versi liberi e sciolti stimola l’attenzione dell’ascoltatore predisponendolo alla fruizione estetica del testo che risulta formalmente corretto”.
Non è rimasto che un cumulo di pietre,
della grande pagghiara[1] tra gli ulivi.
In questa stagione aveva accanto
il mandorlo in fiore.
Ora nostalgica, sto a fotografare,
scavo nelle macerie emergono splendori.
Sacchi di iuta in piedi carichi di olive
e vedo stanchi ma felici genitori,
intorno agli alberi chinati a riempire,
con le mani, secchi di perle nere.
E non capivo bene, allora,
perché tanto si doveva faticare.
Portavo a spasso anch’io il mio paniere
e come mi divertivo a tessere storie tra le pietre,
dove stavano incastrate le più grosse perle nere.
Si levavano canti di domenica mattina
a partire da novembre e fin dopo Natale.
Canti e stornelli ad alleviare la fatica
in quell’aria gelida da riscaldare.
E qualche volta scappava anche
un’imprecazione da farsi perdonare.
E stavo lì con i parenti insieme,
mi pareva la più bella festa:
l’andirivieni con i sacchi pieni, le scope,
le lunghe canne al cielo per spruare[2],
i grandi teli con le olive.
Espirare il fumo freddo dalla bocca
e divertirsi a contare i cerchi.
E finalmente a sole alto giunta è l’ora del ristoro.
Tutti accerchiati alla pagghiara
a consumare il frugale pasto,
ringraziando Dio ad avercelo,
poi tornare con ardore a completar l’impresa…
E mi domandavo perplessa
dov’era la paglia della pagghiara
vedendo giustapposte e sovrapposte solo pietre.
Ora cosa è rimasto?
Gli uliveti sono morti con i patriarchi…
E intorno c’è una grande desolazione che si lagna;
mi rattrista, mi aggrappo ai miei ricordi
e per un po’ torna vivace e allegra la campagna.
[1] Pagghiara: nel dialetto leccese, costruzione rurale realizzata con la tecnica del muro a secco tipica del Salento.
[2] Spruare: bacchiare, raccogliere le olive direttamente dai rami.